"La salute non significa assenza della malattia"
Aulo Cornelio Celso, inneggiando ai buoni costumi,
affermava:
“Ricordatevi che l'uomo è nato per vivere sano; quando si ammala è
la natura che lancia i suoi segnali per dire che è stato spezzato un
delicato equilibrio”.
La Medicina Ortomolecolare rivaluta il significato profondo di
questa affermazione, curando e riscoprendo “l'Uomo”, tramite
l'Umanesimo unificatore della Medicina.
“Se la natura dà il tempo di scoprire la malattia, concede anche il
tempo di curarla... ma la prima terapia consiste nel non
nuocere...”, Ippocrate il Padre della Medicina ammoniva di
“Guardarsi dal medico che non ha una visione unitaria
dell'organismo, potremmo dire, ortomolecolare, e dal medico che
abusa delle terapie, perchè molte terapie sono una contemplazione
della morte!”.
L'uso dei farmaci non sempre consente la guarigione, ma soltanto di
camuffare dei sintomi, convertendoli in altri più sordidi e
pericolosi.
La prima condizione per vivere sani e sereni secondo la Medicina
Ortomolecolare, è quella di essere in armonia con la natura,
rispettando le leggi. Così come il mondo, la medicina sta cambiando,
perchè la gente sta cambiando, ed è stanca delle obsolete regole che
l'amministravano; è opportuno che il medico del 3o millennio si
renda consapevole di ciò ed è bene che lo faccia presto.
Nel volgere di pochi decenni verranno presumibilmente modificati
alcuni capisaldi che hanno regolato l'approccio con il malato nel
corso di questo secolo.
.
1. La salute consiste nell'assenza di malattie.
2. I sintomi sono dannosi e come tali devono essere soppressi.
3. I farmaci e la chirurgia sono la strada per perseguire la salute.
4. I pazienti che presentano sintomi simili, presentano sempre la
stessa causa iniziale, che ha innescato l'eventuale patologia.
5. Nessuno ha bisogno di supplementazione a base di aminoacidi,
vitamine, minerali.
6. La maggior parte delle malattie presenta la stessa causa.
7. Le malattie devono essere trattate da uno specialista, che
esamina un solo singolo organo.
8. Piccole dosi di sostanze chimiche che quotidianamente
introduciamo nel nostro corpo, dal cibo che mangiamo, all'aria che
respiriamo, e dall'acqua che beviamo, non provocano bioaccumulo.
Se non abbiamo mai sofferto di deficienze nutrizionali specifiche a
causa di una dieta inadeguata, o sofferto d'intossicazioni chimiche
di qualsiasi natura (da amalgame dentarie, da acqua conservata in
recipienti di PVC, dal buco nell'ozono, dal dopo Chernobyl ecc.),
probabilmente ignoriamo il significato del sistema di
disintossicazione del corpo umano.
Purtroppo il concetto di salute viene costantemente equivocato e la
maggior parte degli individui interpellati in proposito non esita ad
affermare che salute è sinonimo di “assenza di malattie”, o comunque
di non essere ammalati. Marziale in proposito sosteneva
lapalissianamente che “vivere non è vivere, ma vivere bene!”
Il valore assoluto del significato della salute propriamente intesa,
nasce con una negazione, ovvero il “non” privativo, che esclude la
positività del reale e profondo significato del bene più prezioso a
nostra disposizione: “La salute”.
Un organismo sano non è la semplice somma di un cuore, due polmoni,
due reni ecc., ma molto di più!
I presupposti dell'attuale scienza medica risalgono al XVII secolo e
sono di tipica impostazione Newtoniana, meccanicistica, e tendono a
quantificare solo ciò che è direttamente commensurabile e tangibile.
Pur confermando l'incontestabile significato del valore della
ricerca Newtoniana che oggi ci permette di dissertare sulla
circolazione corporea, sulla tomografia assiale computerizzata,
sulla risonanza magnetica nucleare e sui voli spaziali ecc., è tempo
che ci si prepari ad applicare i principi Einsteniani della fisica
quantica alla Medicina del 3o millennio, insomma ampliare il nostro
campo visuale.
Il corpo umano non può più essere considerato un mero insieme di
ingranaggi di un ipotetico orologio.
La salute non è l'espressione del perfetto assemblaggio e
funzionamento dei singoli pezzi che aritmeticamente compongono
l'essere umano, non considerando neanche per un attimo l'afflato
energetico cosmico causale dal quale tutto si origina e prima o poi
dovrà fa ritorno, visto che il "nulla si crea e nulla si distrugge"
una volta per tutte sembra mettere d'accordo medicina meccanicistica
Newtoniana e quantica post-Einsteniana.
La malattia scaturisce allorchè una zona del corpo si distacca dal
ritmo fondamentale.
Per tale motivo gran parte degli intenti scientifici erano volti
alla comprensione dell'aspetto anatomico descrittivo, più
specificatamente mirato ad evidenziare eventuali anomalie nell'unità
funzionale fondamentale, “la cellula”, ritenuta l'evento causale
capace d'innescare la patologia.
L'organo che cessa di sintetizzare o di metabolizzare un determinato
enzima od ormone o vitamina, crea uno squilibrio che se non
compensato dalla gradualità del tempo e della reattività
individuale, sfocia nell'evento malattia.
La capacità di autodeterminazione delle cellule spaventa gli
scienziati del 3o millennio?
Tutto ciò presuppone che il corpo commetta degli errori, o che in
senso lato il nostro proggetto primitivo di fabbrica sia stato
realizzato con un vizio di fondo, cosa che, oltre a peccare di
presunzione, configura il significato della malattia come evento
erroneo e come tale da perseguire aspramente a tutti i costi,
utilizzando le armi farmacologiche.
Proviamo per un attimo invece a pensare che il corpo non è
sbagliato, in quanto tale, ma che talora, quando alcune delle regole
di fondo richieste per il suo funzionamento non vengono da “noi”
ottemperate, una timida luce di allarme si accende sul cruscotto
della nostra vettura, per avvisarci che c'è un problema e che è
giunto il momento di affrontarlo, interrompendo per un attimo la
nostra folle corsa.
Come medici dobbiamo tener conto che spesso con il farmaco possiamo
spegnere la lampadina, ma l'allarme oggettivamente rimane, con
l'aggravante che non ne siamo più informati.
Se non ci affrettiamo a fermarci ad una stazione di servizio per i
dovuti controlli, i danni potrebbero essere irrimediabili.
La medicina meccanicistica-newtoniana utilizza delle molecole
farmacologiche che combattono in modo diretto i sintomi,
responsabili dell'evento morboso, senza chiedersi, neanche per un
attimo, perchè l'evento si è verificato.
La febbre era considerata, da Ippocrate, il padre della medicina,
l'espressione della reazione di difesa adottata dal corpo per
contrastare spontaneamente delle tossine, microbiche, per esempio.
Attualmente, al benchè minimo brivido di febbre ci si allarma ed il
medico, spesso anche per tacitare le incalzanti richieste del
paziente, somministra farmaci, tipo antipiretici o addirittura
antibiotici, che tendono a repirimere la fisiologica e preziosa
reazione di depurazione della febbre, che però non consente di
espellere quelle tossine che “impregneranno l'organismo”.
A distanza di anni le tossine coniugate sotto forma di omotossine
esiteranno a restituire, con i dovuti interessi, tale bagaglio
morboso, sotto forma di ulteriori, apparentemente inspiegabili,
malattie, per le quali un altro collega non esiterà a riprescrivere
il fatidico farmaco peggiorando ulteriormente l'intossicazione
endogena preesistente in base al principio della Vicariazione
Progressiva di Reckeweg.
La Medicina Ortomolecolare può spezzare quest'interminabile catena,
perchè rivaluta l'uomo come strumento e non come fine ultimo di
tutte le cose.
Il cristallo del prezioso vaso della medicina non è
irrimediabilmente rotto, possiamo ricostruirlo, ma dobbiano farlo
insieme noi uomini, non importa chi di noi nel ruolo di terapeuta o
di assistito ma insieme, questo è certo.
Un corpo umano è molto più della somma delle sue parti.
Ricercatori di tutto il mondo sono arrivati alla conclusione che sia
nel sistema digerente, sia nel cervello, esistono dei ricettori per
una sostanza denominata V.I.P. (Vasopressor Intestinal Peptide,
ovvero, Peptide intestinale ad azione Vasopressiva).
In altri termini, l'intestino è in grado di dialogare con il
cervello, e viceversa, attraverso queste proteine “messaggero”, che
possono percorrere il torrente ematico ed altre strade energetiche
del nostro corpo.
Tutto ciò è sensazionale, se ci soffermiamo un attimo a considerare
che l'organismo è letteralmente in grado di dialogare, oltre che di
comunicare con sè stesso; nessun organo è estraneo agli altri organi
e tutto ciò che si verifica, anche nell'apparato più apparentemente
recondito del nostro essere, ci coinvolge globalmente, confermando
l'applicabilità dei principi della fisica quantica alla Medicina.
Ma come ritrovare questo Eden apparentemente perduto?
Si usufruisce della salute ottimale solo quando si è in armonia con
l'ambiente. Pensare lucidamente, agire prontamente, in armonia con
la natura e con tutti e con umore gioviale, poter eseguire le
desiderate attività fisiche con energia ed entusiasmo.
Tutti possono raggiungere questo stato di benessere, o se non altro
dovrebbero sforzarsi di farlo.
La salute ideale, può essere conseguita con la nutrizione
Ortomolecolare, ovvero tramite l'introduzione della quantita ideale
di nutrienti nella dieta.
Ogni cellula dell'organismo è immersa in un fluido contenente
sostanze nutritive, ormoni, prodotti di rifiuto e altre sostanze
necessarie per il suo funzionamento.
Gli aminoacidi richiesti dalla cellula dovrebbero essere presenti in
quantità ottimali e contemporaneamente; ciò però avviene di rado con
la nutrizione odierna e quindi le cellule devono competere le une
con le altre per spartirsi i limitati aminoacidi disponibili, per
sopravvivere, ma non certo per perseguire il livello di salute
ottimale.
L'aminoacido lisina, per esempio, presenta una variazione di
fabbisogno del 700%, da soggetti che ne richiedono una quantità
minima ed altri che necessitano di quantità massimali (per es. gli
immunodeficienti).
Con la nutrizione Ortomolecolare si cerca di fornire le quantità
ottimali per le cellule dell'organismo, prendendo in considerazione
l'individualità delle persone e le variazioni provocate dal tempo e
dallo stress, spesso correlati all'ambiente in cui viviamo.
La nutrizione Ortomolecolare offre una “chance” in più per ciascuna
delle seguenti categorie:
a) individui sani che desiderano aumentare le probablità di rimanere
in salute per il resto della vita;
b) persone disposte a cambiare modo di vita e di alimentazione per
conseguire uno stato di buona salute;
c) persone che già soffrono di malattie o di problemi fisici e
mentali.
Gli appartenenti al gruppo c) useranno la nutrizione Ortomolecolare
come terapia, mentre per i primi due gruppi i programmi saranno
integrati nel contesto di una medicina squisitamente preventiva. I
cibi migliori sono quelli integrali, ai quali l'umanità si è
adattata nel corso dell'evoluzione.
Sono l'opposto dei cibi spazzatura (costituiti da dolci, patatine,
merendine, bibite ecc.).
Contengono aminoacidi, lipidi, carboidrati, vitamine e minerali. Non
c'è la possibilità di trattare un cibo e di renderlo nutriente,
tanto quanto il cibo originale dal quale siamo partiti. Le piante
producono cibo col quale nutrirsi; le persone no. Il cibo viene
mangiato e digerito per rilasciare gli aminoacidi essenziali e non
per renderli disponibili per l'organismo.
L'organismo a sua volta metabolizza il cibo trasformandolo in
energia e strutture plastiche (i muscoli, per es.). In assenza di
componenti nutrizionali ricchi di aminoacidi c'è un immediato
squilibrio nell'organismo umano.
La farina bianca, per esempio, non può essere metabolizzata se non
sono presenti aminoacidi, vitamine e minerali. Quando la farina
bianca non apporta la giusta quantità di aminoacidi, il corpo deve
ricorrere ad altre fonti alimentari alternative sacrificando le
proprie strutture plastiche e convertirle in energie. Nessuno dei
cibi trattati e/o raffinati fornisce la giusta quota ottimale di
aminoacidi, ma alcuni di questi alimenti sono peggiori e più carenti
di altri.
C'è una sola regola sana da seguire: usare cibi integrali ogni volta
che è possibile.
Mangiate frumento integrale e non farina bianca, riso integrale e
non brillato, una patata e non purè. Inoltre i cibi integrali
offrono un altro grande vantaggio per la salute: sono impacchettati
dalla natura in materiale fibroso che fornisce scorie all'organismo
e senza queste scorie la digestione diventa molto difficile. Altra
regola eccellente: se fatto dall'uomo e non da madre natura, non
mangiatelo.
La cottura provoca l'alterazione delle caratteristiche nutritive
degli aminoacidi L. cristallini contenuti nei cibi attraverso
l'azione denaturante del calore. Se è possibile è meglio mangiare
cibi non cotti. Alcuni cibi vanno cotti per poterli assimilare pe
distruggerne i batteri o i parassiti. La carne suina e il pollame
vanno cotti bene, mentre pesce e manzo possono essere cotti poco.
Alcune verdure (carote, rape e sedano) possono essere consumate
crude per non disperderne aminoacidi vitamine e minerali.
E' necessario eliminare le sostanze chimiche tossiche dai cibi
poichè non aumentano assolutamente la qualità nutritiva, rendendoli
talora nocivi.
Ad alcuni cibi, mangiati crudi, sono attribuite caratteristiche
disintossicanti e di antidoto contro additivi velenosi ingeriti
inavvertitamente nel corso dell'alimentazione di tutti i giorni:
albicocche, tè di alfa-alfa, arance, asparagi, carote, cavolo,
bietola, rapa, crescione d'acqua, lamponi, limoni, mele, mirtilli,
more, pesche, pompelmo, sedano, foglie di senape, trifoglio e le
seguenti erbe: borragine, finocchio, ginepro, maggiorana, olmo
(scivoloso), ruta, salsaparglia.
La vitamina C (nel rapporto di due parti di Ascalato di Sodio ed una
parte di Ascorbato di Calcio) nell'ordine dei 3 g giornalieri
protegge in parte dalle sostanze tossiche e dai radicali liberi.
Regole dietetiche
“La nutrizione Ortomolecolare richiede il rispetto di precise regole
dietetiche, innate nell'uomo, cancellate purtroppo dall'evoluzione
della civiltà dell'industrializzazione”. Riscopriamole insieme.
Una dieta adeguata e che rispetti l'individualità biochimica di
ognuno.
1) Riducete al 5% l'introduzione di proteine nella dieta o meno se
potete ed introducete la quantità più giusta di aminoacidi. Potreste
determinare la quantità ottimale di aa per voi eseguendo un Alitest@.
Cominciate a ridurre le proteine gradatamente, valutandone l'effetto
sullo stato fisico e mentale.
Assumete cibi ricchi di aminoacidi oltre ai supplementi che ne
contengono.
Evitate proteine in polvere o supplementi proteici.
Potrete sperimentare una sensazione di benessere quando la vostra
assunzione di proteine diminuirà.
Le proteine ingerite devono contenere una quantità sufficiente di
aminoacidi essenziali ed una bassa concentrazione di sostanze di
rifiuto (ammonio, putrescina, scatolo, indacano ecc.).
La quantita ideale di aminoacidi varia in funzione dell'età, del
sesso, della razza, dell'attività svolta e dei cibi assunti. Questo
è un programma preventivo e di mantenimento raccomandato per le
persone descritte nei primi due gruppi presentanti, che può aiutare
coloro che sentono il bisogno di cambiare tipo di vita per
migliorare il proprio stato emozionale.
2) Introducete non più del 20% di lipidi nella dieta, di cui almeno
la metà proveniente da grassi non esterificati (EFA).
3) Utilizzate almeno il 75% di carboidrati non raffinati, forniti da
verdura e frutta crude. La quantità di carboidrati raffinati
(zucchero, farina bianca, alcol, riso brillato ecc.) potrebbe anche
essere nulla. Ogni aumento di cibi artificiali ultraraffinati
diminuisce il potere nutritivo della dieta.
Alcuni pazienti possono aver bisogno di supplementi extra poichè la
loro richiesta ottimale non può essere soddisfatta neanche dal
miglior programma nutrizionale.
Gli aminoacidi non sono medicine: sono cibi. Alcuni medici
considerano, sbagliando, aminoacidi, vitamine e minerali nella
stessa categoria dei tranquillanti o di altre sostanze di sintesi
non naturali e credono che i supplementi alimentari debbano essere
venduti su ricetta medica come gli antibiotici o altri farmaci.
Il medico è preparato a riconoscere malattie carenziali, ma crede
che nella società consumistica moderna non ci sia quasi più nessuno
che soffre di carenze amonoacidiche e vitaminiche. Ciò è vero, ma
solo in parte; si ammette il bisogno di supplementi, quando ci sono
specifiche malattie di carenza (vitamina B12 per l'anemia, vitamina
D per il rachitismo), si eguagliano dosaggi farmacologici, eccessivi
e talora tossici.
Aminoacidi, vitamine e minerali dovrebbero essere classificati
correttamente fra le sostanze nutritive.
Le sindromi da carenza non sono comuni ma sono facilmente
riconoscibili da un dietologo ben documentato sull'alimentazione.
La gente ha il diritto di sapere cosa deve fare per avere una buona
salute e prevenire l'insorgenza di malattie.
4) Eliminare cibi allergizzanti o ipersensibilizzanti dalla dieta
può guarire da molti disturbi. Molte persone sono allergiche a
qualche alimento e nè loro nè i loro medici ne sono consapevoli.
Aumentare l'assunzione di cibi allergenici può far aumentare i
sintomi mentali e/o fisici (mal di testa, dermatiti, coliti,
depressioni, obesità ecc.).
Quando si allestisce una dieta la scelta dei cibi è un mero atto di
fortuna, una scommessa azzardata, che può funzionare per molti, ma
per altri no, facendo riscontrare il ritorno dei sintomi menzionati.
I principali problemi nutritivi non sono le carenze di singoli
aminoacidi, vitamine, quanto le carenze sub-cliniche multiple o le
allergie che implicano sintomi vaghi e diffusi. Non c'è alcun dubbio
che una persona malata abbia qualcosa che non va, ma spesso non ci
si riesce a spiegare di cosa si tratta.
Solo quando è troppo tardi, e la malattia incalza impietosa i
sintomi appaiono ben chiari. Non c'è alcuna indicazione che permetta
di capire cosa c'è di sbagliato in una persona con un problema
metabolico.
Anche noi medici non siamo in grado di dire quale carenza
sub-clinica, allergia od ipersensibilità sia presente.
Troppe proteine fanno male
Jean Paul Sartre sosteneva: “Mangiare significa, tra le altre cose,
riempirsi la pancia”.
Ciò che spinge l'uomo a mangiare è principalmente una sensazione di
voluttà, ma come ha sottolineato Guy Lazorthes nella filogenesi del
sistema nervoso vi è una curiosa “competizione funzionale” tra i
sensi, per ciò che concerne la loro attitudine a rappresentare ciò
che si trova al di fuori del corpo.
Alcuni sensi come il tatto, la vista e l'udito sono particolarmente
preziosi per la “difesa, l'attacco e la fuga”; sono, biologicamente
, sopravvisuti meglio rispetto al gusto ed all'odorato, sensi
notoriamente correlati al perseguimento del piacere.
L'essere umano è stato strutturato, per motivi di schietta
sopravvivenza, per percepire qualitativamente meglio il dolore del
piacere, come conferma il riscontro di numerosissimi recettori
corrispondenti agli organi preposti al gusto e all'odorato.
Prevenire un pericolo era filogeneticamente più vitale che
procurarsi un piacere.
L'opinione pubblica è stata condizionata a soddisfare i sensi del
piacere più che quelli della sopravvivenza e, come se non bastasse,
a ritenere che l'approvvigionarsi con ampi quantitativi di cibi,
estremamente ricchi di proteine (fondamentalmente carne ed alimenti
latto-caseari), consenta di mantenersi in salute ed in eccellente
forma fisica, prevenendo osteporosi ed invecchiamento.
Ciò non rispecchia le nostre reali esigenze ed inoltre non
corrisponde affatto alla verità.
Ma andiamo per gradi.
E' sufficiente considerare che la composizione del latte materno,
alimento bilanciato per eccellenza, è di circa 1,5% di proteine per
verificare de vivo che non sono necessari ampi quantitativi di
proteine per garantire lo sviluppo di nuove cellule nell'organismo
umano.
McDougall, nel 1983, nel suo piano nutrizionale (The McDougall Plan)
sostiene addirittura che il fabbisogno individuale di tale nutriente
non dovrebbe superare il 2,5% dell'introduzione calorica totale
giornaliera.
Questa percentuale proteica, apparentemente bassa, non dovrebbe
stupire il lettore più di tanto se si considera che essa è comunque
superiore a quella riscontrata nel latte materno, sempre compresa
tra 1 e 1,5% (con reazione alcalina) che consente al neonato di
raddoppiare il proprio peso corporeo nei primi 6-8 mesi di vita, nel
corso dei quali usufruisce per l'appunto dell'allattamento al seno.
Certo è che in questi primi mesi di vita si affrontano le più
intense esigenze nutrizionali dell'intera esistenza e, cosa
incredibile a dirsi, con la percentuale di proteine più bassa della
nostra vita, pari a circa un decimo dell'apporto globale proteico di
un adulto.
Ma le sorprese non sono finite perchè l'aspetto più agghiacciante
della documentazione scientifica portata a conforto dei megadosaggi
tossici, beninteso, di proteine, si basa essenzialmente su studi
eseguiti sui ratti, che elaborano un latte la cui percentuale
proteica si aggira intorno al 9%.
Una percentuale così alta è sicuramente motivata e giusta per una
tale specie animale che raddoppia il proprio peso corporeo in circa
5 giorni, dopo la nascita, e che comunque non raggiunge la completa
maturazione nel corso di 18 anni, come l'essere umano.
Un altro elemento da non trascurare è il rapporto Calcio/Fosforo
dell'organismo, che secondo Kamen dovrebbe essere mantenuto intorno
a 2:1.
Non importa quanto Calcio viene consumato, ma se l'utilizzo del
Fosforo nella dieta è più elevato di quello del Calcio tramite
l'ulteriore consumo alimentare di cibi acidificanti (ovvero in grado
di produrre ceneri acide dopo la loro ossidazione) indurrà una
cospicua perdita di Calcio; inoltre, essendo il Fosforo assorbito a
livello ematico molto più rapidamente dello stesso Calcio, si
verifichera una situazione, transitoria, di acidificazione superiore
a quella prevista con l'utilizzo di una razione con giusto rapporto
Ca/P, che per poter essere neutralizzata richiederà, inizialmente,
un ulteriore quantitativo di Sodio che verrà mobilizzato dalla
riserva fisiologica individuale (Riserva Alcalina).
Allorchè il Sodio non sarà più disponibile, verrà sfruttato il
calcio osseo, nel tentativo di mantenere il pH del sangue al livello
richiesto di 7,4.
Le cose poi si complicano perchè una volta mobilizzato il Calcio
dall'osso, un proporzionale quantitativo di Fosforo verrà disperso,
andando a sovraccaricare l'apparato escretorio renale.
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